venerdì 27 maggio 2016

IL BUON UMORE

il buon umore.

X: Ciao, buongiorno!
Y: ahhhhh ciao. guarda...
X: guarda che? whazzappenin?
Y: niente lascia perdere non ho dormito tutta la notte. poi stamattina mi hanno buttato giù dal letto era l'assicurazione online che voleva offrirmi una polizza vantaggiosa perchè mi sta scadendo l'assicurazione della macchina...
X: e tu cosa hai fatto? quanto ti fa risparmiare?
Y: mi farebbero risparmiare 200 euro ma secondo me è una sòla, sicuramente sotto c'è la magagna...
X: boh a me sembra una buona notizia...
Y: seh certo ma te pare che chiami alle 8 di mattina? come se uno non c'ha niente da fare...
X: eri già in giro?
Y: ma va! dormivo!
X: ah beh mica male...
Y: ci mancherebbe non ho dormito tutta la notte!
X: come mai?
Y: avevo caldo freddo caldo freddo e poi pensavo a quella poraccia della mia amica che ha perso il lavoro con tre figli...
X: povera...
Y: si infatti, anche se alle volte meglio perderlo che trovarlo, il lavoro!
X: beh dipende...
Y: Senti io i miei colleghi non li sopporto, sono sfigatissimi... ora stanno anche organizzando una pizzata, no dico non gli basta vedersi tutti i giorni, pure la pizza insieme...
X: ma dormi ancora con il piumino? no perchè io per esempio l'ho levato la scorsa settimana e dormo bene...
Y: Si l'ho lasciato tanto co sto tempo del cazzo non si sa mai... e fa caldo, e fa freddo, e fa caldo... vuoi mettere l'inverno, fa freddo e basta e tagli la testa al toro.
X: ..sinceramente preferisco l'estate... poi adesso tutto che sboccia...
Y: seh certo con le chilate di polline e poi sudi e zac ti prendi la febbre.

X: SAI CHE TI DICO? SPARATI. SPARATI IN BOCCA, BUTTATI DALLA FINESTRA, AFFOGATI NELLA VASCA DA BAGNO, TAGLIATI LE VENE, INGOIA CHILI DI BARBITURICI, BUSTA IN TESTA, TESTA NEL FORNO, CHIUDITI IN GARAGE CON IL TUBO DI SCAPPAMENTO IN BOCCA. OH.  E BUONA GIORNATA.


lunedì 3 febbraio 2014

La pozzanghera

Qui piove, piove, piove, piove. Piove, poi piove, piove, piove e piove.
E piove, piove, piove. Pioviggina, poi aripiove, e diluvia. poi piove.
Ormai non ricordo più l'ultimo giorno di sole.
Anche ora, che il cielo minaccia, ma sembrerebbe che lassù stiano in pausa pranzo.
E penso al Tevere gonfio come non mai. penso alla tiberina allagata, penso che ho un'unica casa proprio sulla tiberina. Penso a mio cugino che mi chiama, penso alla foto che mi manda. Penso al muro crollato.
Sì, quello di contenimento di un'intera collina che si è staccato e si è adagiato sulla mia casa.
Lui mi dice: "passi a vedere?"
Ma che ci passo a fare? a deprimermi? sono in grado di arginare il danno, di riparare, di mettere in sicurezza? di accertarne le cause? NO
E ALLORA? e allora niente. mi vesto male, mi metto un impermeabile di dubbia impermeabilità, ed esco per strada. Senza ombrello. E cerco di fare l'unica cosa che dovrebbe cambiare il feeling che ho con la pioggia.
SALTO NELLE POZZANGHERE.

giovedì 14 novembre 2013

MA CHE, DAVERO?

In autobus. migliori amiche. non prendo posizione, ma ascolto, fino a quando una scende incazzata nera.


No, nUn è che nun te capisco...
solo che sto a penzà n'atimo a li cazzi mia...
oo so, oo so, tu sorella s'è accannata coll'omo che la menava...
poraccia, n'è che nun me ne frega, eh? però scusa mo mica pe gniente...
MA SE VEDEVA CHE QUELLO ERA UNO CHE PRIMA O POI
EE MANO JE PARTIVENO, NO?
E allora  a me me dispiace, davero, però mo che state tutti a fa "madonna mia" me sembrate
na massa de ridicoli...

Sì, j'ha rotto n braccio, però magara ha sbattuto male lei, che ne poi sapè...

ahò... do vai... ma che te sei offesa??
e daje, no! viè qua...

too ho detto che oggi pur'io sto mezza storta... fermeteee dajeeee
armeno ascorteme... mica sei l'unica a avecce problemi,
anzi, tu manco ce n'hai, tu c'hai solo na sorella, coi problemi...
na sorella svampita, tra l'artro...

e poi detto tra noi... io da mò che l'avo mannato ar mare, quello!
me sarebbe bastata quaa cazzo de saetta che s'è fatto cor tosatore dietro aa nuca...

ohhh, te fermiii?
niente, comunque dici dici ma simme fai parlà te posso dì cosa me gira a me naa capoccia...
te ricordi quello de cui te stavo a parlà?
sì, quello che se semo beccati a sarsa, ar pala (cavicchi)..
beh, nun ce crederai.
semo usciti e manco too dico. me pareva de sta nzieme da diec'anni.
poi ndovina n pò?
nun m'ha battuto r numero de loredana?
ecco mo ieri quella m'ha detto che praticamente se so messi nzieme.
rendite conto.

ma ndo vai? guarda che queste sò cose serie...
cheee? sì, vabbè, tu sorella... ammazza quanto sei pesante, oh.
tu sorella intanto na mezza famija mo ce l'ha, pure se quello la mena...
ahhhoooo sei esaggerataaaa VIEEEE QUAAAAA NDO VAIIII???

Era solo pe ditte che me sa che alla fine invece de sposammelo io ce tocca annà ar matrimonio de loredana... dajeeeee stavo a scherzaaaaaaaaaaaa'....





mercoledì 22 maggio 2013

Le Pain Quotidien...


Ero lì, nel traffico.
E c’era un vero casino, giurin giurello.
Io cantavo “the year of the cat” e fumavo una sigaretta con il vetro tirato giù.
E poi zac. Lo vedo.
Arriva così, come un fulmine in ciel sereno. Inevitabile farsi qualche domanda.
E’ sicuro di sé, spavaldo. Ha lo sguardo fiero. Atteggiamento sfrontato.
Alle orecchie ha le cuffiette e batte il piede per terra.
E’ seduto tutto storto, su quello strano veicolo.
Arriva e frena all’ultimo secondo. Tiene le braccia larghe, mentre guida, come se gli piacesse sentire il vento sotto le ascelle.
Ha un paio di scarponcini da lavoro, una tuta.
Un camice, sopra.
Gli occhiali da sole.
Deve essere forte, per tenere insieme i pezzi di quel veicolo e tutto ciò che ci è stato caricato sopra.
E’ lui, il padrone di quel bolide.
Un bolide piccolo ma rumoroso. Con due ceste enormi davanti e dietro.
Una quantità di bustoni legati con gli elastici.
Fischietta e mi taglia la strada.
E io rimango lì, lo faccio passare.
Il garzone del panettiere.

(le domande sono:
        1.     perché tutti i garzoni del panettiere guidano quel mezzo carico di pagnotte con le braccia      larghe?
        2.    Perché si siedono su quel coso sempre stortignaccoli, quasi quasi con una chiappa di fuori dal sedile?
        3. Perché hanno sempre il camice, anche per spostarsi con il motorino?
        4.  Perché hanno sempre un atteggiamento spavaldo?
        5.  Perché guidano in modo imprudente, e tagliano persino la strada?
        6. Perché i motorini su cui montano quelle ceste enormi sono sempre piccoli?
        7.  Perché pur essendo così piccoli fanno tutto quel casino?
        8.  Perché li caricano come muli?
        9.     Perché?
       10.  Dico, cazzo, perché, riesci a tagliarmi la strada come fossi un pedone, mentre sei carico come un mulo e ingombrante come una smart?

lunedì 29 aprile 2013

Gente che vuol bene...


Via cola di rienzo. Sono le sei e quarantacinque di un pomeriggio, sabato.
Alla faccia della crisi c’è un carnaio di gente riversa a fare quello che io chiamo “window shopping”, alias lo sciopping dei poracci che, ormai martellati da un infausto debito pubblico, utilizzano il denaro più per pagare le tasse che per comprare latte e pane.
Trovo un parcheggio per il motorino dove ci sono le strisce bianche, fatte apposta per i “motocicli”.
Una botta di culo, penso. E fiera parcheggio, sapendo di essere una brava cittadina.
Entro da Coin. Devo prendere le cialde del maledetto Nespresso. Dopo che ti regalano la macchinetta sei condannato a file estenuanti, e quando tocca a te vorresti una sedia, al bancone.
Un tipo palestrato che sembra swarzenegger mi chiede cosa gradisco. Ordino, tra il sudato e l’affaticato, una riserva per cui berrò caffè per i prossimi due anni.
Quando esco, profumata e truccata come un mignottone (perché per arrivare al punto vendita di george clooney devi passare per chanel, narciso Rodriguez, Mac, Shiseido e yves saint laurent e chi più ne ha più ne metta), con busta ingombrante, scopro che una macchina in seconda fila mi blocca completamente.
Guardo se per caso ha lasciato un bigliettino sul cruscotto. Non è così. Accenno ad una timida clacsonata. Nulla. Mi guardano male, i passanti. Lo so, penso, da fastidio. Ma come esco?
Dopo dieci minuti in cui ho pensato di scrivere con la chiave un “vai a cagare” sul cofano, mi metto in mezzo alla strada alla ricerca di una macchina dei vigili.
Niente. Neanche l’ombra. Peccato, penso. Mi sarebbe piaciuto, per una volta, fermarli io e chiedere loro di adempiere al loro sporco dovere.
Dopo circa venti minuti, alla fine, mi arrendo. Con la vespa salgo sul marciapiede. Quasi quasi rompo la coppa dell’olio o comunque qualcosa lì sotto, tra le due ruote. Riesco nell’intento. Mi rode.
Mi faccio un pezzettino di marciapiede alla ricerca di un varco per tornare in strada.
Proprio in quel momento passa una bella ragazza con la filippina e il carrozzino, con un bel bebè.
Le sorrido. Che bel bambino, accenno timidamente.
Lei prima mi guarda come fossi un escremento di vacca. Poi inizia ad insultarmi.
Eh certo, che bel bambino, so bravi tutti, eh? Sul marciapiede e questo mi si intossica per colpa vostra che non ve ne frega niente, eh? Meglio che te ne vai veloce, sennò chiamo i vigili. E poi, senza guardarmi, mi dice “Sta stronza”.

Sento caldo in faccia. Ho voglia di scendere e darle una testata.
Però la tipa ha ragione. Il problema è che abbiamo ragione entrambe. Forse io meno di lei.
Comunque pensavo che la maternità addolcisse l’animo. Forse mi sbagliavo.

Mi sa che mi ricompro la moka.

lunedì 22 aprile 2013

Commugnone Vs Comunione


“Amò, viè qua nonna, mettete a sede…
Dimme, amore daa nonna, oo sai sì che mò stai a fa na cosa davero spesciale, sì?
Mò demo da decide che te compra nonna paa communione.
Stavo a penzà… ma si nonna te regala aa bibbia der poro nonno? Nun te piasce? Guarda ch’è tutta riligata de pelle antica, poro nonno je l’aveveno regalata ch’era n pupo, era…
Soridi a nonna, si nun te piasce aa bibbia lo posso pure capì, allora sai che fa nonna tua? Te regala na bella collana d’oro cor ciondolo der lupetto daa Roma. Anzi, caa croce de Gesù bambino. Magara… simme bastano ii sordi… ce fascio fa pure l’inizziali tua e aa data daa communione.
Sinnò nonna te compra l’orologgetto de quelli moderni, caa lusce, così quanno annate ar mare ce poi fa pure r bagno e ii tuffi, a nonna… Amore mio, cuore santo, nun ce pozzo penzà, me pare ieri ch’eri n’fagottino che nun fasceva artro che cacà e piscià…  e mo poi venì co nonna a fa aa communione co don Ardo… viè qua Denis, viè da nonna! Damme n bascetto… che c’hai fame? Viè che nonna te fa pane e buro…



“Leone tesoro vieni qui dalla nonna…
Lo sai, piccolino, che la comunione è molto importante? Ancora ricordo la tua mamma, a Santa Chiara, tanti anni fa!
Pensa che con lei c’era anche Violante e la piccola Aldobrandi, il secondo degli amici del bridge e la primogenita dei Cosimini de Pacchia Tauro, che poi erano così amiche, con la mamma…
no, vieni qui, Leone. Allacciati le adidas, che poi inciampi. Non capisco perché la mamma ti veste come un figlio di nessuno. Comunque dicevo… Aspetta tesoro che mi squilla il telefono…
Pronto? Cara!, no… non so… semmai spostiamo il pilates a dopodomani che domani mattina devo andare dalla Lara… ma va… figurati, solo una fialetta, d’altronde con questa faccia… ho la comunione del piccolo Leone… ma va.. quale bloccata, figurati, sei mesi fa al torneo di burraco non se n’è accorto nessuno! Comunque ora ti lascio che sto qui con Leone, sai, dobbiamo decidere il regalo…
Allora, amore, hai pensato cosa ti piacerebbe?
no, tesoro, quel marchingegno infernale già ce l’hai… poi tutto il giorno a giocare, davanti al televisore… ti fa pure male agli occhi”
“un telefonino, amore? Ma non ne avevi già uno? Ah, l’I phone… certo….”
“Quindi ce l’hanno tutti, in classe? Amore e allora hai ragione! quello te lo regala la zia… la nonna voleva farti qualcosa di più classico, che ne so, una penna, un orologio…
Lo so che ora non lo vuoi, ma poi sono sicura che ti farà piacere… la nonna ti regala un bel Rolex. Ecco cosa fa. Magari ci facciamo levare qualche maglia e lo puoi già portare! Però niente adidas, quando usciamo. Ti metti le hogan, quelle che ti ha portato il topolino quando hai perso l’ultimo molare.

venerdì 12 aprile 2013

La casa a rotelle

Oggi c'è il sole.
E il cielo è super blu...
io voglio la casa a rotelle.
Quella che la carichi dietro alla macchina.
Non deve essere enorme, anche come una roulotte va bene.
Di legno.
Trovi un bel pratone e ti ci piazzi per un paio di giorni, o di mesi.
Una di quelle case che è piena zeppa di finestre enormi, con il patio verandato.
Quelle che gli amici ti chiamano e tu gli dici "raggiungimi a casa, sto al mare".

Oggi me ne andrei dalle parti di Martignano, e per l'aperitivo mi butterei in spiaggia,
da qualche parte.
Pensa che bello anche piazzarla in un campo di girasoli.
o vicino alle balle di fieno in toscana.

Lo faccio. Ora me la compro.
Così finalmente divento cittadina del mondo.