Ero lì, nel traffico.
E c’era un vero casino, giurin giurello.
Io cantavo “the year of the cat” e fumavo una sigaretta con
il vetro tirato giù.
E poi zac. Lo vedo.
Arriva così, come un fulmine in ciel sereno. Inevitabile farsi qualche domanda.
E’ sicuro di sé, spavaldo. Ha lo sguardo fiero.
Atteggiamento sfrontato.
Alle orecchie ha le cuffiette e batte il piede per terra.
E’ seduto tutto storto, su quello strano veicolo.
Arriva e frena all’ultimo secondo. Tiene le braccia larghe,
mentre guida, come se gli piacesse sentire il vento sotto le ascelle.
Ha un paio di scarponcini da lavoro, una tuta.
Un camice, sopra.
Gli occhiali da sole.
Deve essere forte, per tenere insieme i pezzi di quel
veicolo e tutto ciò che ci è stato caricato sopra.
E’ lui, il padrone di quel bolide.
Un bolide piccolo ma rumoroso. Con due ceste enormi davanti
e dietro.
Una quantità di bustoni legati con gli elastici.
Fischietta e mi taglia la strada.
E io rimango lì, lo faccio passare.
Il garzone del panettiere.
(le domande sono:
1. perché tutti i garzoni del panettiere guidano
quel mezzo carico di pagnotte con le braccia larghe?
2. Perché si siedono su quel coso sempre
stortignaccoli, quasi quasi con una chiappa di fuori dal sedile?
3. Perché hanno sempre il camice, anche per
spostarsi con il motorino?
4. Perché hanno sempre un atteggiamento spavaldo?
5. Perché guidano in modo imprudente, e tagliano
persino la strada?
6. Perché i motorini su cui montano quelle ceste
enormi sono sempre piccoli?
7. Perché pur essendo così piccoli fanno tutto quel
casino?
8. Perché li caricano come muli?
9.
Perché?
10. Dico,
cazzo, perché, riesci a tagliarmi la strada come fossi un pedone, mentre sei
carico come un mulo e ingombrante come una smart?